Con il suo nome di battesimo qualcuno si potrebbe confondere, ma invece di Giuseppe basta dire Beppe Signori per far tornare alla mente di tutti uno dei più grandi attaccanti italiani degli anni ’90.
Dopo gli inizi con Leffe, Piacenza e Trento, Signori sbarcò al Foggia allora allenato da Zdenek Zeman. In terra pugliese la sua carriera prese il volo, anche grazie al tecnico boemo: 38 gol in rossonero e una fantastica promozione in Serie A nel 90-91.
Anche nella massima serie Signori riuscì a confermarsi, ricevendo le attenzioni della Lazio di Cragnotti, desiderosa di issarsi ai vertici del calcio italiano.
Alla Lazio il bomber di Alzano Lombardo rimase sei stagioni, siglando in tutto 127 gol (tra campionato e coppe) e vincendo anche per ben tre volte il titolo di capocannoniere.
La sua carriera proseguì con la Sampdoria e soprattutto con il Bologna, dove mise a segno 84 reti in 176 presenze complessive in rossoblù. Terminò la sua esperienza calcistica con due avventure estere, prima all’Iraklis in Grecia e poi al Sopron in Ungheria.
Purtroppo Signori è rimasto implicato nel 2011 anche nella famosa vicenda relativa al calcioscommesse, che gli costò gli arresti domiciliari e una squalifica di 5 anni dalla FIGC.
Solo lo scorso febbraio arriverà la prima assoluzione da parte del Tribunale di Piacenza, seguita poi da quella del Tribunale di Modena perché “il fatto non sussiste”.
Il 1 giugno 2021, dopo dieci anni esatti dal suo arresto, Signori viene riabilitato dalla FIGC con un provvedimento di grazia emesso dal presidente Gabriele Gravina.
“Nessuno mi restituirà questi 10 anni difficili, ma è inutile piangersi addosso – ha detto Signori in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport – Guardiamo avanti, sono sempre stato abituato a lottare, ho preferito andare avanti fino alla fine e ora sono molto felice”.
L’ex bomber di Lazio e Bologna fa sapere di voler allenare: “Dieci anni fa avevo preso il patentino da allenatore Uefa pro. E’ uno dei miei obiettivi, anche se sono consapevole delle difficoltà – ha detto alla “Rosea” – Mi manca l’odore dell’erba, forse perché la sentivo come casa mia. So che sarà difficile perché le panchine sono poche e gli allenatori sono tanti”.
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